Il reinserimento lavorativo di un lavoratore con disabilità
cronica per cardiopatia ischemica, rappresenta un problema emergente di non facile risoluzione.
Infatti tale condizione
a causa delle ridotte capacità di performance
fisica dei soggetti, producono ipersuscettibilità
occupazionali correlati sia allo sforzo fisico richiesto per compiere un
lavoro e sia ai fattori di rischio diversi dallo sforzo
fisico (ad es. stress, microclima, rumore , sostanze tossiche con effetti
cardiovascolari, etc.).
Inoltre rappresentano un rischio di disabilità improvvisa
con conseguenti possibili problemi di sicurezza per il lavoratore e per terzi .(Es. Lavori in quota, luoghi isolati, guida
automezzi).
Per tali lavoratori, il Medico competente ha l’arduo compito
di esprimere il giudizio idoneità, dopo aver ricevuto la stratificazione del rischio
cardiovascolare che dovrà essere
correlata con i
fattori di rischi occupazionali, come i rischi dell’organizzazione del lavoro ,
dell’ambiente di lavoro e dei rischi intrinsici della mansione.
Alcuni fattori dell’ambiente del lavoro “nocivi” riportati
dalla letteratura sono:
· le condizioni
microclimatiche sfavorevoli, che possono determinare un aumento anche
considerevole del consumo miocardico (sia per le alte temperature che le basse temperature)
· rumore , a partire
dai livelli di intensità superiori a 70 dB si verifica una vasocorstrizione
periferica, che per valori superiori a
85 dB inducono incrementi dei valori di pressione sisto-diastolica e della
frequenza cardiaca. Pericolosi per il cardiopatico
· Infatti in
letteratura, sono riportati casi di crisi anginose e di infarto del miocardico
in portatori di coronaropatie esposti a rumori intensi.
· rischio chimico
come l’esposizione a CO, CO2, NOx ecc
Alcuni dei fattori legati alla mansione “nocivi” sono:
·
lo Sforzo Fisico Elevato
·
il rischio
infortunistico
·
i Lavori in quota
·
i Lavori in posizione isolata
·
l’elevata
responsabilità verso terzi
Per quanto riguarda i fattori legati all’organizzazione del
lavoro, numerosi autori hanno evidenziato, che il lavoro a turni (notturno)
determinando un alterazione del ritmo sonno-veglia e della secrezione
circadiana del cortisolo, sono la causa
dell’aumento della frequenza cardiaca, che
concorre all’incremento del consumo di ossigeno del miocardio.
Inoltre anche altri fattori dell’organizzazione come i rapporti
interpersonali e gerarchici, il carico di lavoro e la Competitività
rappresentano fattori di rischio per il
lavoratore “cardiopatico”
Dopo un evento acuto, al fine di stratificare il rischio per
l’eventuale comparsa di un nuovo evento, deve essere valutata la presenza di ischemia residua, lo soglia di inducibilità della
stessa, la funzione ventricolare sinistra e l’instabilità elettrica, La
valutazione viene effettuata attraverso
il test ergometrico, l’ecocardiografia e l’ECG dinamico secondo
Holter.
L’età rappresenta un importante fattore prognostico
indipendente, con rischio più elevato in soggetti di età superiore a 65-70
anni.
Dopo l’esecuzione degli accertamenti sanitari di cui al paragrafo
precedente è possibile classificare i pazienti coronaropatici in 3 sottogrupi alto, medio e basso.
Il rischio basso è presente quando contemporaneamente sono
presenti i seguenti fattori,
· buona capacità
lavorativa (>6 METs)
· frazione
d’eiezione del ventricolo sx > 45%
· Assenza di aritmie
Il rischio medio è presente almeno uno dei seguenti
parametri:
· Frazione
d’eiezione del ventricolo sinistro compreso tra 30% e 45%
· Aritmie
ventricolari
· Fibrillazione
atriale persistente
· Ridotta capacità
lavorativa (< 5 METs)
Il rischio alto è presente quando è presente almeno uno dei
seguenti criteri
· Frazione
d’eiezione inferiore a 35%
· Capacità
lavorativa severamente ridotta
· Condizioni do
comorbidità
· Mancato incremento
della pressione arteriosa in esercizio
Per la valutazione dei METs è possibile utilizzare le tabelle di conversioni specifiche per il peso: del lavoratore.
Esempio per un
soggetto di 80 chili i 100 watt del test
da sforzo, corrispondono un valore di METs di 6 .
Una volta stratificato il rischio cardiaco , successivamente
è necessario correlare tale rischio con il dispendio energetico dell’attività
lavorativa.
Per l’occasione la
letteratura riporta delle tabelle del consumo energetico per determinate
attività lavorative ( nel web è possibile cercare ed effettuare il download)
Esempi di attività leggera che corrisponde a un costo
energetico > 3 METs sono: Manovrare una grù, guidare un autocarro,
stare in piedi (commesso in un negozio), altro esempio di lavoro moderato
con costo energetico tra 5 e 7 METs sono : spalare la terra, montare un
pneumatico.
Naturalmente
oltre la comparazione tra il rischio cardiovascolare e il consumo energetico del tipo di lavoro è
necessario tenere conto anche degli altri rischi precedentemente indicati.
La letteratura riporta che in assenza di ulteriori
rischi aggiuntivi, un soggetto è in grado di svolgere un attività lavorativa di
6-8 ore quando il consumo di ossigeno è pari
al 35% 40%, con valori di picco che non devono essere superiori ai 2/3 dello
sforzo massimale raggiunto.
La ripresa
dell’attività lavorativa può essere consentita se la capacità funzionale del
paziente è almeno il doppio della richiesta energetica della specifica attività
lavorativa.
Sia l’idoneità che la non idoneità parziale o totale per
il reinserimento del lavoratore cardiopatico o affetto da altre malattie deve
necessariamente essere giustificato sulla base di dati oggettivi, misurabili e
riproducibili.
E’ possibile approfondire l’argomento attraverso la
lettura dell’articolo “ l’inserimento
professionale del lavoratore affetto da cardiopatia ischemica: fattori
prognostici, valutazione occupazionale e criteri per l’elaborazione del
giudizio di idoneità alla mansione specifica”, pubblicato su GIMLE , volume
XXXV, N. 2 Aprile Giugno 2013
Nessun commento:
Posta un commento